Un'analisi anti-campista italiana

La Russia sta cercando di compensare l’impasse sul fronte ucraino con una proiezione internazionale che possa in qualche modo garantirle spazio di manovra per gli sviluppi in corso e quelli futuri, ivi incluse eventuali trattative per una tregua in Ucraina nonché garanzie del mantenimento di un ruolo primario nel “fronte multipolarista” accanto a Pechino. E lo sta facendo con una notevole dose di successo, mentre solo poco più di un anno fa Putin era un paria tenuto a distanza un po’ da tutti. Gli spazi di cui ora la Russia va alla ricerca, dopo quelli mediorientali e africani già conquistati negli anni che hanno preceduto la guerra in Ucraina, sono principalmente in Asia. Ho già di recente scritto nei dettagli della significatività del nuovo asse Mosca-Pyongyang, e di come esso metta in imbarazzo la Cina, che ne trae sia vantaggi che svantaggi. Tre sviluppi delle ultime settimane che riguardano Mongolia, India e, soprattutto, Myanmar, confermano ulteriormente la “Drang nach Osten” putiniana. Il viaggio in MONGOLIA degli scorsi giorni, per quanto di per se stesso privo di importanti contenuti, è stato un grande successo per Putin. Da una parte, per la prima volta ha viaggiato impunemente in un paese membro a pieno titolo della Corte penale internazionale, che avrebbe dovuto arrestarlo - un vero schiaffo in faccia al diritto internazionale e ai paesi occidentali (gli Usa non aderiscono alla Corte, ma hanno dato sostegno specifico al suo mandato di cattura nei confronti di Putin). Dall’altra, ha compiuto un nuovo passo nel cortile di casa comune di Mosca e Pechino, anche se di entità infinitamente minore rispetto a quello effettuato in Corea del Nord. Una documentata inchiesta del Financial Times ha messo in evidenza come Mosca abbia investito gli importi in rupie incassati vendendo enormi quantità di petrolio e gas all’INDIA, aggirando così le sanzioni occidentali, al fine di aggirare ulteriormente queste ultime acquistando in modo occulto da New Delhi prodotti, in particolare elettronici, a doppio uso civile e militare. Non è del tutto chiaro quale sia l’entità di tale canale di aggiramento delle sanzioni, in atto da fine 2022, ma tutto lascia pensare che sia notevole. Anche in questo caso vi è una particolare significatività nel fatto che la Russia gode di un sostegno di tale tipo non solo da parte della Cina, ma anche di un’altra potenza come l’India. E ancora una volta, vi è una buona dose d’imbarazzo per la Cina: Putin non dipende esclusivamente da Pechino, da una parte, e dall’altra trova aiuti concreti da un paese in forte concorrenza con la Cina. Vi è un importante ruolo della Russia anche a MYANMAR, posto in particolare evidenza nell’ultimo paio di mesi. Nel paese in guerra civile dopo il golpe dei militari del febbraio 2021 le forze di opposizione stanno ottenendo successi molto importanti a livello militare, tanto che la seconda città di questo paese di 55 milioni di abitanti, Mandalay (con una popolazione di 1,7 milioni), è ormai oggetto di lancio di razzi delle forze di opposizione che hanno conquistato ampio terreno e le sono ormai prossime. La Cina è sempre più irritata dell’inefficacia della giunta militare birmana e teme il precipitare del paese nel caos. In particolare, spinge per l’organizzazione di nuove elezioni, ovviamente “addomesticate”, ma che aprano un maggiore ruolo a figure di natura più tecnica rispetto ai discreditati militari. Questi ultimi, sembrano guardare sempre più alla Russia, tradizionale sostenitore incondizionato dei militari, e sostenitore meno ingombrante rispetto alla Cina. Qualche settimana fa il capo del partito-fantoccio dei militari golpisti ha rivolto alla Russia un invito, nemmeno tanto celato, a prendere direttamente parte alla cruenta guerra dei militari contro l’opposizione (e la maggior parte della popolazione). A ruota, una fonte cinese, probabilmente controllata dal governo di Pechino, ha lanciato la notizia secondo cui le milizie della Wagner si starebbero preparando a impegnarsi nel Myanmar a fianco dei militari golpisti. E’ possibile che la diffusione di tale notizia, circolata ampiamente, più che corrispondente alla realtà sia una messa in guardia da parte di Pechino. Il sostegno dato da Mosca ai golpisti birmani supera ampiamente quello della più prudente Pechino. Anche in questo caso, come in Corea del Nord e altrove, la Russia agisce in modo molto più spregiudicato rispetto alla Cina. Ha invitato più volte il capo dei golpisti, il generale Min Aung Hlaing, che ha incontrato tra gli altri Putin, mentre non è mai stato in Cina. Inoltre, come scrive la testata birmana di opposizione Irrawaddy, “la Russia ha venduto elicotteri da combattimento, caccia a reazione, veicoli blindati, artiglieria e altri equipaggiamenti militari al Myanmar, e migliaia di cadetti del Myanmar sono stati addestrati in Russia, mentre alti ufficiali militari russi in piena uniforme hanno partecipato alle celebrazioni delle Forze Armate del 27 marzo nella capitale Naypyitaw. In modo ancora più controverso, tecnici militari russi stanno aiutando l'aeronautica di Myanmar a mantenere i suoi aerei forniti dalla Russia e, secondo testimoni oculari sul campo, alcuni di essi stanno persino assistendo l'esercito del Myanmar nella sua guerra con i droni nello stato di Rakhine, cosa che potrebbe accadere anche in altre zone di guerra. [...] Pechino ha tutte le ragioni per giocare le sue carte con cautela; ha interessi geostrategici vitali e a lungo termine in Myanmar, l'unico paese confinante che fornisce alla Cina un accesso diretto all'Oceano Indiano. I russi, invece, hanno altre preoccupazioni. La loro amicizia con i militari del Myanmar deve essere considerata innanzitutto nel contesto della visione di Putin tesa a un trumpiano ‘make Russia great again’. [...] La leadership del Cremlino ha trovato un nuovo amico nel Myanmar, i cui generali sono diventati i suoi più fidati e fedeli alleati in Asia”. La Russia fornisce molte più armi al Myanmar rispetto alla Cina: secondo le ultime stime Onu disponibili (2021-2022), le forniture russe ammontavano a 406 milioni di dollari, rispetto ai 267 milioni della Cina. Nel 2023 inoltre si sono tenute le prime manovre militari marittime congiunte tra Russia e Myanmar. Infine, Mosca e i militari birmani golpisti hanno firmato l’anno scorso un accordo di collaborazione in campo nucleare, che potrebbe sboccare negli anni nella costruzione della prima minicentrale nucleare del Myanmar.